La prima volta che messo i piedi e le pinne alle Maldive era il 1994, avevo 24 anni e un sacco di voglia di avventura e di scoperta. Ho vissuto per molti anni navigando sul mare di questo arcipelago, sono andata e tornata. Eppure anche dopo tanti anni, ogni nuovo viaggio verso questo paese è sempre carico di emozione e aspettative.
Le Maldive sono un arcipelago di circa 1200 isole, se si contano quelle che hanno un po’ di vegetazione e almeno una palma. Ma moltissime sono le lingue di sabbia e quelle isole piccolissime in cui la vegetazione di riduce a qualche mangrovia appena cresciuta. Le isole di sabbia bianchissima sono circondate di anelli di corallo, come perle infilate in una lunga collana e disperse nel blu dell’oceano. Un tempo erano vulcani attivi e roboanti ricchissimi di vegetazione e forse anche di animali. Poi i vulcani sono sprofondati e intorno sono cresciuti gli atolli che oggi conosciamo. Le correnti d’acqua molto intense creano vortici densi di plancton che nutrono i coralli e molti altri animali.
In breve ecco il protagonista della nostra storia: un arcipelago antichissimo che la fortuna o il caso ha fatto fermare in una posizione in cui l’acqua calda e le correnti hanno fatto il resto.
E’ una storia affascinante, non trovate anche voi?
Il paradiso dei granchi
Quando le porte dell’aereo si aprono fa sempre un gran caldo. Sarà perché il viaggio stanca, oppure perché provenendo dall’inverno si sente di più lo sbalzo termico, qualunque sia la ragione l’effetto phon caldo sulla scaletta dell’aereo non si può evitare. Fortunatamente ci sentiamo subito in vacanza, con gli occhi gonfi di sonno ma in vacanza. E poi è sempre una festa incontrare tutte le guide Macana, che per me sono anche amici e colleghi, che brillano in aeroporto con le maglie arancioni e i sorrisi allegri. E’ come incontrare la famiglia, quando torni a casa. Baci e abbracci, non solo con loro ma anche con i nostri compagni di viaggio, anche loro quasi tutti degli habitué delle nostre barche. Questa volta, infatti, viaggio con delle mie care amiche, ritrovo il gruppo del Mandel Diving che ormai fa tappa invernale fissa sulle nostre barche, vecchi amici da sempre come Fernando e Luisa, e nuovi incontri che amici lo diventeranno. A bordo è semplice socializzare: l’atmosfera, le passioni in comune, il mare intorno rendono tutto più facile.
La prima cosa, una volta sul dhony, è togliersi le scarpe: ora si che siamo veramente in vacanza. Cabina, pranzo, siesta, cesta dell’attrezzatura in questa sequenza e in quest’ordine. Siamo già in mare sulla Princess Rani e in fondo basta quello per sentirsi fortunati. Check-dive e snorkeling tra razze e murene al Fish tank che ormai sono talmente abituate ai subacquei da non scansarci nemmeno, “scansatevi voi” sembrano dire. D’altra parte è questa un’immersione molto particolare, così vicina all’aeroporto da poter essere effettuata comodamente anche il giorno d’arrivo e così piena di pesce che ci vogliono andare tutti. Uno dei tanti esempi in cui gli animali imparano a sfruttare i comportamenti umani, più o meno corretti, senza troppo scomporsi. E poi, prima del lungo sonno di recupero del jet lag, è bene concedersi un meritato spritz al tramonto sulla prua della barca. E’ sempre il tramonto più bello. Sarà che è il primo della vacanza, sarà che tutto un po’ offuscato dalla stanchezza ma i rossi che si gettano in mare facendo schizzare pennellate dorate che si mischiano al blu del cielo sono qualcosa di veramente straordinario. Dopo magari ci si abitua, ma il primo…
Crociera Male-Mulak
L’itinerario di questa crociera è un po’ inconsueto. Durante i miei primi anni di Maldive l’inverno era dedicato agli atolli di sud-est, perché era qui che le correnti oceaniche invernali portavano acque limpide e attiravano i grossi predatori. Poi con i cambiamenti climatici e il livellamento delle stagioni le cose sono un po’ cambiate e allora molti animali sono diventati più stanziali. Questa volta però partiremo da Male per arrivare fino all’estremo sud dell’atollo di Mulak.
Il secondo giorno ci accoglie un mare piatto e un sole caldo sulla pelle che fa proprio piacere. A Kandooma thila incontriamo le prime aquile di mare, squali e tartarughe. L’immersione è abbastanza tranquilla con poca corrente, proprio quello che ci vuole per prendere il via alle immersioni in pass. Gli snorkelisti, presi dalla nuova passione del biologo di bordo Giacomo, noto come il pirata Jack in questi mari – gli manca solo la benda, ma il carattere c’è -, si dedicano a scovare tartarughe da fotografare e identificare. E poi dopo tutti in spiaggia a raccontarci le avventure marine più interessanti – si sa, i subacquei sono un po’ come i pescatori… ahahah.
Immersione nella pass di Fotteyo
Non vedevo l’ora di approdare a Fotteyo. Questo sito posto sul lato più lungo verso ovest dell’atollo di Felidu si scava un posto nel cuore e ci si ancora per sempre. Adoro vedere Ornella che disegna l’immersione con tutto l’impegno di un grande artista che debba impressionare il suo committente migliore. La sua opera, disegnata con il pennarello nero sulla grande lavagna, è vera arte effimera, durerà solo il tempo del briefing e può persino cambiare in corso di briefing se le correnti si rivelano essere diverse da come le aveva immaginate. Così come la vita, anche il mondo marino è fluttuante e difficile da afferrare. Ma Ornella continua a provarci come tutti i veri sognatori. Fotteyo è una piccola pass con un gradino a -15 metri. La parete sotto il gradino è stata scavata dalle correnti d’acqua che hanno creato grotte passanti e anfratti e ospitano una quantità incredibile di alcionarie gialle. Sembrano tanti merletti dorati o mazzolini di fiori infinitamente piccoli. Una monocromia in giallo come in un quadro di Van Gogh. La ragione di questo è presto spiegata dal comportamento di questo genere di alcionarie Scleronephthya – animali, non piante, mi raccomando – le cui larve tendono a fissarsi molto vicine ai genitori occupando tutto il reef. In netto contrasto con l’ambiente del reef fatto di piccole creature, nel blu nuotano gli squali grigi, le aquile di mare, grossi tonni e banchi di carangidi e ogni tanto qualche squalo martello risale la barriera per venire dentro a fare un salutino. Da che io mi ricordo la pass è attraversata regolarmente da un grande gruppo di stenelle, con le quali ho nuotato in solitaria molti anni fa. Entrano nell’atollo al mattino ed escono al tramonto. Giocano saltando fuori dall’acqua con schizzi e piroette degne dei grandi acrobati del circo; “grazie, grazie, ancora un applauso e vi facciamo un bis”.
Scendiamo ancora più a sud, l’intensità della corrente aumenta. Le pass di Mulak ci aspettano. Una discesa veloce nel blu assicura di non perdere l’angolo della pass e d’inizio dell’immersione. Diego, con cui m’immergo questa settimana, si assicura che tutti i subacquei siano confortevolmente arrivati sulla parete prima di cominciare la nostra traversata. Qualche volta la discesa in negativo può creare difficoltà di compensazione o assetto, ma una volta che si è compresa la tecnica è persino divertente e poi qualcuno si sente un po’ marines in missione (hihihihi, tutti i subacquei sono un po’ sub-normali in fondo in fondo). Arrivano i primi grigi, poi pinna bianca, si muovono insieme, un po’ davanti al nostro gruppo. Non li disturbiamo ma preferiscono starsene un po’ in disparte, non sia sa mai. Due piccolissimi squali grigi ci guardano incuriositi, forse pensano che siamo grandi o buffi con tutte le nostre bolle e il nostro muoverci sgraziato. Le aquile volteggiano eleganti davanti a noi. In lontananza due grossi tonni dente di cane. Questo è il regno di sirene e tritoni, signore e signori, silenzio e rispetto…
Non ci neghiamo neanche una nuotata, pinne e maschera e via sfilando sulla superficie per vedere anche dall’alto ciò che questo mare straordinario ha da regalarci e dopo un bell’aperitivo in spiaggia, musica e balli… forse il cocktail era un po’ troppo alcolico, però, e ci siamo attardati un po’ troppo, la marea è scesa e per tornare sulla Princess Rani facciamo un bel pezzo a piedi camminando sulla sabbia fin dove il tender riuscirà a venire a prenderci. Sopra di noi una grande luna ci nasconde le stelle e ce le lascia immaginare.
Isola di Kurali
Il punto più a sud della nostra crociera è l’isoladi Kurali, uno degli ultimi paradisi terrestri. L’isola è molto particolare con una grande ansa che nasconde una laguna straordinariamente turchese, una seconda laguna interna che sembra quasi un lago popolato di centinaia di granchi e una vegetazione bellissima quasi da giungla. Aspettiamo che il sole tramonti e riscaldi con i suoi tiepidi raggi i colori della sabbia e del mare. Ci sono pochi posti più belli di questo nel mondo.
Manta a Kurali
Sott’acqua ci aspetta un altro straordinario regalo. Nella pass ci sono delle stazioni di pulizia in cui le mante si fermano per fare la toelette di bellezza e di cura. E’ un volo di dieci mante quello che abbiamo la fortuna d’incontrare. In silenzio, gli occhi rivolti verso l’alto, volteggiano leggere tra noi e gli snorkelisti che hanno la stessa visione dall’alto. Ci sono maschi e femmine, stazionano sulle cleaning stations, dove i piccoli pesci pulitori offrono i loro servigi. Entrano ed escono dalla bocca e dalle branchie eliminando parassiti e tutto ciò che può nuocere alla manta. Forse scambiano noi per delle bocchette d’idromassaggio, ci passano sopra la testa e si fanno massaggiare dalle bolle per niente infastidite. Sessanta minuti fermi a guardarle a bocca aperta – beh, non proprio aperta visto che dobbiamo tenere l’erogatore in bocca -, che emozione!
E’ ora di riprendere la rotta verso nord per tornare indietro, ci aspettano ancora un bel po’ di immersioni, spiagge e snorkelate… e tramonti da fotografare e ricordare per sempre insieme ai colori delle tante emozioni vissute… fino alla prossima volta.
Donatella e Carola in crociera