Riflessi di Oceano – Trent’anni di Maldive

Trent’anni fa le Maldive erano molto diverse da come le conosciamo oggi, in quel momento sono arrivata io…

 

 

Gennaio 2024

Il mare riflette una miriade di luci, la temperatura è mite e la brezza tiepida. Il sole si è appena posizionato sopra la linea che divide cielo e mare, con la sua palla arancione. La barca naviga tranquillamente, senza scosse apparenti. Qui ogni giorno sembra uguale all’altro, come se il tempo fosse scandito dalla natura e per questo dilatato all’infinito. Ma non è così. Anche qui le cose cambiano, si trasformano al punto da non assomigliare più nemmeno lontanamente a ciò che erano.

Un tempo vivevo qui, su una barca, con la mia famiglia: mio marito e mia figlia. Mi sono trasferita qui trent’anni fa, insieme a lui, per quello che doveva essere un periodo sabbatico prima della fine dell’università. Invece, sono rimasta per moltissimi anni; qui ho cresciuto mia figlia, qui ho inventato il mio lavoro.

Cosa mi abbia spinto a restare così a lungo, contro ogni previsione, era la mia stessa storia, la mia infanzia, il conflitto con le mie radici, la paura della solitudine e la perenne tentazione di fuggire dall’amore. Sono rimasta perché il mare mi aveva stregato e per sperimentare la forza moltiplicativa e generativa di un viaggio fatto in due rispetto a uno fatto in solitaria. Ma sono rimasta anche perché, superato un certo tempo, tornare era quasi più difficile che restare.

Poi, un giorno, all’improvviso, svegliandomi una mattina, mi sono accorta che era cambiato tutto. Era successo qualcosa di grave, nelle nostre anime e nel mio corpo, da cui non sarebbe stato possibile tornare indietro.

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AVVERTENZE AI NAVIGANTI
Ho iniziato a scrivere e pubblicare questa storia per lasciare una traccia di quelle Maldive che ho conosciuto trent’anni fa e che tanta importanza hanno avuto nella mia vita: il turismo era ancora molto lontano da quello che oggi definiamo “turismo di massa”, viaggiare era un processo lento che cambiava l’anima, arricchiva, faceva sentire diversi e trasformava positivamente anche le persone e i luoghi visitati. So bene che ogni cosa col tempo si trasforma, si perde, ci perdiamo noi, si trasformano gli amori e si perdono gli accadimenti. Scrivere e rileggere diventa allora l’unico mezzo per fermare il tempo, per mantenere viva la memoria.Questo è un racconto soggettivo, senza la pretesa di essere un trattato storico o sociologico, pur avendo come protagonista un luogo che negli anni è divenuto oggetto dei desideri turistici mondiali. È la mia personale esperienza, come l’ho vissuta e come la ricordo. Altri, forse, potrebbero averla vissuta diversamente o ricordarla in modo differente, poiché memoria, emozioni e tempo rendono i fatti traslucidi, filtrati dalla nostra percezione. Non intendo che questo scritto sia una guida turistica, né una trattazione oggettiva ed esaustiva. È semplicemente il racconto di un periodo molto speciale della mia vita, che coinvolge anche altre persone. Per proteggere la loro privacy, ho talvolta utilizzato nomi di fantasia o modificato alcuni dettagli della storia che li riguarda. Spero che abbiate la pazienza di seguirmi in questa scelta di pubblicare saltuariamente, man mano che il mare riporta a riva i ricordi come conchiglie preziose.

 

 

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